Il titolo del portfolio di Marie-Bernadette Rouaux, "Riflessi e Spazi", è denso di significati che hanno ispirato una intensa discussione ieri sera al nostro circolo fotografico. La signora Marie-Bernadette, francese ma residente a Reggio, e membro del circolo fotografico, appunto, di Reggio, ci ha portato un portfolio molto evocativo dedicato al mare della sua terra d'origine, St. Malo, in Bretagna, e alle maree che cambiano così repentinamente l'aspetto della costa atlantica.
Ecco come lei stessa descrive la sua esperienza con la fotografia:
"Sono cresciuta sulla costa Nord della Bretagna, in Francia. Per tanti anni, ho vissuto intensamente le mie passioni per la fotografia, i viaggi, e il mare, nate quando ero giovane, e a casa non si poteva andare in bagno perché era diventato un laboratorio fotografico!
Nel 1983 comprai un Reflex Minolta in previsione del mio primo viaggio in Africa. Assopito per diverso tempo, quattro anni fa durante un viaggio nei Balcani il mio amore per la fotografia si è risvegliato. Mi diverto con la fotografia che richiede rapidità e prontezza per catturare situazioni insolite; amo tanto fotografare sola, sento il tempo, " sospeso " dove il mio sguardo si meraviglia. Per la prima volta , ho partecipato alla manifestazione “Fotografica Europea” del 2011, condividere la mia mostra (Riflessi e Spazi) con altri è stata un esperienza molto positiva, ricca di dialoghi ed emozioni."
Il "tempo sospeso", come lo definisce Marie-Bernadette, è ben presente in questo portfolio dove le figure umane indefinite, rappresentate dai riflessi sull'acqua, sembrano provenire dal passato, dai ricordi personali dell'autrice, colorate di emozioni e di nostalgia (come la foto con le figure in rosso che tanto hanno destato interesse ieri sera). Le foto invece in cui erano presenti gli spazi mostravano le secche formate dal ritirarsi della marea e la sensazione di infinito era data dalla presenza di minuscole figure umane che davano il senso delle dimensioni. L'assenza dell'orizzonte nelle inquadrature ha disturbato alcuni dei presenti che si sentivano troppo limitati e chiusi, seppur in uno spazio notevole. Per me invece il limite imposto dall'autrice sviava dalla visione puramente esteriore del paesaggio e suggeriva invece una dimensione interiore dell'infinito, per fare un paragone, così come la siepe leopardiana ispirava il sentimento dell'infinito nella sua opera L'infinito.
Le foto di
ieri sera ci hanno ispirato l'eterno attraverso "interminati spazi", "sovrumani silenzi e profondissima quiete".
Non capita tutti i giorni di vedere un portfolio così evocativo e profondo.
Grazie Bernadette.